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Duomo di Napoli – Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta (Napoli)

Il duomo di Napoli, il cui nome ufficiale è cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell’arcidiocesi della città di Napoli.

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Duomo di Napoli

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell’arcidiocesi della città di Napoli.

Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da portici, e ingloba a mo’ di cappelle laterali altri due edifici di culto: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d’Occidente e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.

Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro.

Duomo di Napoli: esterno

La facciata della cattedrale fu ricostruita più volte nel corso dei secoli: quella attuale fu rifatta in stile neogotico da Errico Alvino alla fine dell’Ottocento ed inaugurata solo nel 1905. Il decoro della facciata aveva il compito di assemblare alle preesistenti strutture gotiche dei portali, risalenti ad una prima fase ricostruttiva avvenuta nel 1407, altre opere in marmo per le quali furono chiamati importanti scultori del panorama artistico di fine XIX secolo.

La facciata presenta una struttura a salienti, con tre portali gotici e tre cuspidi, ornate da sculture in marmo, in corrispondenza di ognuna delle tre navate; in quella centrale, entro un rosone cieco, si trova la statua del Cristo Benedicente. Nella facciata si aprono inoltre cinque finestre, anch’esse in stile gotico: due bifore nei due basamenti dei campanili, due trifore, una per ognuna delle due navate laterali, e la quadrifora nella navata centrale.

Dei tre portali, per tradizione, quello di destra viene aperto solo in occasioni particolari, come durante le festività per san Gennaro oppure un matrimonio di un membro della famiglia Capece Minutolo.

Duomo di Napoli: interni

Il Duomo si presenta con una pianta a croce latina ed è formato da un’aula suddivisa in tre navate con dieci cappelle laterali (cinque per lato), altari e monumenti funebri. La navata centrale, lunga circa 100 metri, era in origine coperta da un soffitto a capriate lignee che nel 1621 fu trasformato in un soffitto a cassettoni intagliato e dorato che ospita tele raffiguranti episodi della Bibbia. Sulla controfacciata sono collocati i sepolcri di Carlo I d’Angiò, re di Napoli, di Carlo Martello d’Angiò, re d’Ungheria, e di sua moglie Clemenza d’Asburgo.

Il transetto, dopo i lavori di restauro avvenuti nel XIX secolo, ha uno stile neogotico-barocco ed è coperto da un soffitto a cassettoni in legno dorato con dipinti del Forlì. L’abside della cattedrale, come si presenta attualmente, è il risultato di lavori avvenuti sia nel Cinquecento che nel Settecento; proprio questi ultimi avvenuti ad opera di Paolo Posi modificarono totalmente l’originaria struttura poligonale gotica e aggiunsero gli stalli lignei del coro.

Dal transetto si accede anche alla Cappella del Succorpo voluta dal Cardinale Oliviero Carafa nel 1497 che, in quell’anno, riportò in città le reliquie di san Gennaro, fino a quel momento conservate presso il Santuario di Montevergine ad Avellino. [fonte]

Cappella del Succorpo

credits: Wikipedia

La Cappella del Succorpo è nota anche come Cappella di San Gennaro o Cappella Carafa in onore del cardinale Oliviero Carafa che decise la sua costruzione. Prima di trovare questa collocazione le reliquie di San Gennaro furono conservate in un primo momento presso le catacombe di San Gennaro e poi presso il Santuario della Madonna di Montevergine, in provincia di Avellino. Il Cardinale Carafa decise, però, di riportare le le spoglie a Napoli dove erano già conservati la testa e il sangue del Santo. La Cappella che è ancora di proprietà della famiglia Carafa che a fine Ottocento ordinò dei lavori di restauro e ristrutturazione. Sotto l’altare di bronzo si trova un’urna con le reliquie del corpo di San Gennaro e davanti all’altare è presente una statua in marmo del Cardinale Carafa in preghiera. La cripta, considerata una vera e propria opera d’arte, è divisa in tre navate da dieci colonne ed è completamente rivestita di marmo mentre il soffitto presenta diciotto cassettoni ornati con figure di santi e dei cherubini. [fonte]

La Basilica paleocristiana di Santa Restituta

Dalla navata sinistra della cattedrale si può raggiunger la Basilica di Santa Restituta che risale all’epoca paleocristiana. Fatta costruire da Costantino I la Basilica è stata poi incorporata all’interno del complesso del Duomo e attualmente presenta una pianta a tre navate separate da colonne in stile corinzio. Qui è possibile ammirare sia il Battistero di San Giovanni in Fonte, considerato il più antico d’occidente, sia un’area archeologica dove sono presenti resti dell’epoca greco-romana e paleocristiana. [fonte]

Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro

La costruzione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, iniziata l’8 giugno del 1608, fu assegnata prima all’architetto Francesco Grimaldi e alla sua morte a Giovan Giacomo di Conforto. Per realizzare la Cappella furono abbattuti diversi edifici come la chiesa di Sant’Andrea, un oratorio, tre cappelle del duomo ed alcune abitazioni. L’edificio ha una pianta a croce greca ed è stato edificato seguendo lo stile del barocco napoletano. L’altare maggiore è al centro del presbiterio mentre due altari sono laterali e altri quattro minori sono posti alle basi dei pilastri che reggono la cupola. Tutto attorno alla cappella si trovano diciannove sculture bronzee che raffigurano i santi protettori della città e che hanno il compito di difendere Napoli dalle guerre, dalla peste e dall’eruzione del Vesuvio. Tra tutti questi spicca la scultura di San Gennaro seduto risalente al 1645 che si trova proprio vicino all’altare maggiore.

L’Altare Maggiore custodisce le ampolle con il sangue di San Gennaro mentre sopra l’altare si trova il Busto del Santo che conserva le ossa del cranio. La cappella è collegata anche al Museo del Tesoro di San Gennaro che raccoglie e conserva dipinti, statue, busti, gioielli e tessuti pregiati che Re e Regine, nobili e gente comune portarono in dono al Santo nel corso degli anni. [fonte]

Storia del Duomo di Napoli

Le più antiche fonti agiografiche, non anteriori al IX secolo, attribuiscono la fondazione della Chiesa di Napoli a San Pietro. La presenza di una comunità cristiana nel II secolo, è attestata con certezza dalle testimonianze archeologiche del complesso catacombale di Capodimonte. Secondo la Cronaca di Partenope, risalente al XIV secolo, nell’area in cui insiste il complesso religioso sorse l’oratorio di Santa Maria del Principio dove Aspreno, il primo vescovo della città databile al I secolo, decise di insediare l’episcopato di Napoli.

Nel XIII secolo (più precisamente sotto Carlo II a partire dal 1290) fu iniziata la costruzione dell’edificio sacro inglobando le precedenti strutture paleocristiane del battistero e della primitiva basilica. La costruzione della cattedrale comportò anche la demolizione di altre strutture, come la basilica Stefania, voluta dall’arcivescovo Stefano I e rimaneggiata dopo un incendio dall’arcivescovo Stefano II, il cui quadriportico è visibile nel palazzo arcivescovile.

Per la progettazione e la costruzione della nuova chiesa, per volontà del re Carlo II di Napoli e d’intesa con l’arcivescovo Giacomo da Viterbo, che aveva sollecitato al sovrano tale opera, vennero chiamati architetti di estrazione francese. La seconda parte del cantiere fu eseguita da maestranze locali o italiane: le fonti indicano Masuccio I, Giovanni Pisano e Nicola Pisano. La cattedrale fu completata sotto il regno di Roberto d’Angiò nel 1313 e nel 1314 fu solennemente dedicata all’Assunta, ad opera dell’allora arcivescovo Umberto d’Ormonte.

Durante il terremoto del 1349 crollarono il campanile e la facciata, che venne ricostruita agli inizi del XV secolo in stile gotico. Nel 1456, un altro terremoto danneggiò gravemente la cattedrale, facendo crollare alcune parti della navata, che in seguito fu però ricostruita.

Tra il 1497 e il 1508 fu realizzata come cripta la cappella del Succorpo, con decorazioni di Tommaso Malvito. In seguito al voto fatto dai partenopei al santo Gennaro durante la pestilenza del 1526, Francesco Grimaldi innalzò in segno di sua devozione, di fronte alla basilica di Santa Restituta, la reale cappella del Tesoro. Il 28 aprile 1644 la dedica all’Assunta fu confermata nella consacrazione della chiesa, avvenuta ad opera del cardinale Ascanio Filomarino, arcivescovo dell’epoca.

Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti alleati danneggiarono le strutture e pertanto, tra il 1969 e il 1972, vennero effettuati restauri e consolidamenti strutturali all’intero edificio. Durante i lavori vennero portati alla luce resti archeologici romani, greci e alto-medievali oggi opportunamente fruibili e con reperti raccolti e organizzati.

Orari di apertura del Duomo di Napoli

L’entrata al Duomo di Napoli è gratuita e può avvenire con i seguenti orari:

  • Dal lunedì al sabato 8:30 – 13:30 / 14:30 – 19:30
  • La domenica 8:00 – 13:00 / 16:30 – 19:30

L’ingresso al museo del Tesoro di San Gennaro avviene tutti i giorni con i seguenti orari:

  • Da Lunedì al Sabato: 9:30-17:30 ultimo ingresso alle 17:00
  • Domenica: 9:30-13:30 ultimo ingresso alle 13:00

Dove si trova il Duomo di Napoli

Cosa vedere a Napoli

Napoli ha tantissime meraviglie da scoprire, e da non perdere assolutamente, scopri cosa vedere a Napoli nella nostra guida estensiva della città. Dai monumenti più famosi, agli scorci più nascosti, passando per le coloratissime stazioni della metropolitana.

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Gabriele e Pietro, sempre in giro per la Puglia (e non solo!), da collezionisti di Barbie ci siamo trasformati in travel blogger per raccontare la nostra terra in modo originale, e mostrare anche i luoghi meno conosciuti.

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