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San Gregorio Armeno: la chiesa, il chiostro e la via dei presepi a Napoli

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A Napoli San Gregorio Armeno è rinomata per essere la via dei presepi. A dare il nome a questa strada sono la chiesa, un vero gioiello dell’architettura barocca napoletana, il convento ad essa connesso ed il chiostro, considerato uno dei più belli della città. Le strutture sono nascoste rispetto alla strada principale e le si raggiunge percorrendo una piacevole scalinata che prende il nome di Vico Maffei.

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San Gregorio Armeno a Napoli

San Gregorio fu il primo evangelizzatore dell’Armenia e in venticinque anni di apostolato riuscì a convertire quel popolo che abbandonò il paganesimo per riconoscere nel cristianesimo la vera religione; per questo motivo fu denominato l’Illuminatore degli Armeni.

La presenza del culto in onore di San Gregorio Armeno anche nel calendario liturgico napoletano si spiega con l’arrivo a Napoli di molti monaci e suore dell’Armenia che, con l’infierire della persecuzione degli iconoclasti (coloro che distruggevano le immagini sacre) trovarono scampo nella nostra città ove furono accolti nel monastero di S. Gennaro all’Olmo, in via S. Ligorio o S. Liguori.

Secondo la leggenda, la chiesa fu costruita attorno all’anno 930, nel luogo dove sorgeva una chiesa fatta edificare da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, dove si trovavano le rovine del tempio pagano dedicato a Cerere. In questo posto, nell’VIII secolo, le monache di S. Basilio, fuggite dall’oriente con le spoglie di San Gregorio, fondarono il complesso monastico, che nel 1009 fu unito tramite un cavalcavia, a quello di San Pantaleone e San Sebastiano.

La chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli

L’intero complesso di San Gregorio Armeno rappresenta una delle perle più preziose di Napoli, una struttura ricca di storia spirituale, profumi e sfarzosità barocca.

La chiesa di San Gregorio Armeno o San Biagio Maggiore, è anche conosciuta come chiesa di Santa Patrizia, protettrice della città insieme a San Gennaro. La chiesa infatti, conserva anche le spoglie della santa insieme a quelle di San Gregorio. La struttura fu ristrutturata diverse volte, a partire dal 1572, dopo il Concilio di Trento, ad opera sia di Giovanni Vincenzo Della Monica sia di Giovan Battista Cavagna.

La struttura oggi si presenta con un’elegante facciata costituita nella parte inferiore, da una cancellata a tre arcate e nella parte superiore, quattro lesene tuscaniche a finestroni. Il campanile di San Gregorio Armeno, che grazie al cavalcavia attraversa l’omonima strada, rappresenta uno degli scorci più caratteristici del centro antico di Napoli. L’interno della chiesa, di impianto cinquecentesco, presenta una navata unica e cinque cappelle laterali ricche di fantastiche decorazioni barocche. Risalta subito all’occhio il soffitto a cassettoni, voluto dalla badessa del convento Beatrice Carafa e realizzato nel 1580 dal pittore Teodoro d’Errico.

Il Monastero di San Gregorio Armeno a Napoli

Al Monastero di San Gregorio Armeno si accede attraverso 33 gradini di piperno (roccia magmatica presente nelle zone dove c’è stata attività vulcanica). Sui due lati dell’entrata si possono scorgere autentiche riggiole settecentesche smaltate con foglie gialle e verdi, mentre sulle pareti si ammirano affreschi di Giacomo del Po, che culminano sul portone d’ingresso, con quello di San Benedetto tra gli angeli.

Salendo, sulla destra ci si immette negli ambienti che erano destinati al contatto tra le monache e l’esterno. Le porte laterali introducevano alle “grate” della badessa, delle converse (grata di mezzo) e delle suore (grate di sopra).

La porta principale è in legno di noce e ai suoi lati ci sono le ruote, due grandi cilindri di legno coperti di bronzo e ottone, che anticamente erano i mezzi di trasmissione di cibo, vestiario e altri ogetti che dovevano entrare o uscire dal convento. Attraverso il portone ci si immette in un vestibolo a forma di L (la portineria) dove, sulla sinistra, si ammira un quadro di Paolo De Matteis, mentre sulla destra ci sono degli eleganti sedili cinquecenteschi sovrastati da affreschi di paesaggi con colori tenui.

Chiostro di San Gregorio Armeno a Napoli

Dal vestibolo si viene introdotti nel chiostro, opera dell’architetto Vincenzo della Monica (anche autore del chiostro di San Marcellino). Accedendo al chiostro si può subito ammirare un superbo gruppo marmoreo raffigurante l’incontro di Cristo con la Samaritana al pozzo, opera che fu fatta costruire nel 1738 dalla badessa Violante Pignatelli, e poi restaurata, nel 1843, per volontà della badessa Francesca Caracciolo. Il gruppo marmoreo è attribuito a Matteo Bottiglieri.

Alzando gli occhi verso sinistra si scorge la bella cupola rivestita da embrici maiolicati gialli e verdi, con il loro caratteristico disegno a squame, tanto diffusi nell’architettura napoletana del XVI e XVII secolo. La fontana è la parte conclusiva di un ingegnoso sfruttamento delle acque pluviali.

Salotto della Badessa

Sul primo corridoio del Chiostro di San Gregorio Armeno troviamo il Salotto della Badessa, pieno di affreschi barocchi che ricoprono sia la volta che le pareti. Probabilmente risalgono al 1773, data incisa sulla fontana.

Coro delle Monache

Proseguendo si trova il coro delle monache, che affaccia proprio sulla Chiesa di San Gregorio Armeno e che riporta alle pareti affreschi della vita di San Benedetto e di San Gregorio, del maestro Luca Giordano, ad indicare la fusione che è avvenuta tra il monachesimo occidentale e orientale.

Grotta della Madonna

Nel secondo corridoio del portico troviamo la grotta della Madonna, al fianco della quale c’è un piccolo museo contenente utensili adoperati anticamente dalle suore, due vecchie macine e i resti del vecchio Monastero, tra cui numerosi capitelli, che probabilmente appartenevano all’antico Tempio di Cerere, poi demolito nel rifacimento del ‘500.

Cappella di Santa Maria dell’Idria

Sulla destra del terzo corridoio si trova la Cappella di Santa Maria dell’Idria. La cappella costituisce l’ambiente più antico di tutto il complesso monastico, con l’arco ogivale dell’altare maggiore e le volte della cappella. Il resto risale invece ad un rifacimento settecentesco voluto dalla Badessa Antonia Gonzaga e completata nel 1712 dalla Badessa Claudia di Sangro. La cappella è adornata da 18 tele del De Matteis con scene raffiguranti la vita della Madonna.

Orari e biglietti del Chiostro di San Gregorio Armeno

Il Chiostro di San Gregorio Armeno è visitabile tutti i giorni feriali dalle 9:30 alle 13, e dalle 15:30 alle 18, mentre nei giorni festivi dalle 9:30 alle 13. Il costo del biglietto è di 4 euro.

San Gregorio Armeno, la via dei presepi

Via San Gregorio Armeno è una strada del centro storico di Napoli, celebre turisticamente per le botteghe artigiane di presepi.

Oggi via San Gregorio Armeno è nota in tutto il mondo come il centro espositivo delle botteghe artigianali qui ubicate che ormai tutto l’anno realizzano statuine per i presepi, sia canoniche che originali (solitamente ogni anno gli artigiani più eccentrici realizzano statuine con fattezze di personaggi di stringente attualità che magari si sono distinti in positivo o in negativo durante l’anno).

Le esposizioni vere e proprie cominciano nel periodo attorno alle festività natalizie, solitamente dagli inizi di novembre al 6 gennaio, ma le botteghe sono aperte tutto l’anno ed è sempre possibile acquistare le statue del presepe.

L’arte dei Presepi a Napoli

La tradizione presepiale di san Gregorio Armeno ha un’origine remota: nella strada in epoca classica esisteva un tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. La nascita del presepe napoletano è naturalmente molto più tarda e risale alla fine del Settecento.

L’arte presepiale napoletana si è mantenuta tutt’oggi inalterata per secoli, divenendo parte delle tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città. La vera portata e il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione. Si potrebbe forse dire che il presepe napoletano è stato e rimane un veicolo di identificazione della “gens napoletana” e l’antesignano di quel realismo che ha caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane.

Cosa vedere a Napoli

Napoli ha tantissime meraviglie da scoprire, e da non perdere assolutamente, scopri cosa vedere a Napoli nella nostra guida estensiva della città.

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Gabriele e Pietro, sempre in giro per la Puglia (e non solo!), da collezionisti di Barbie ci siamo trasformati in travel blogger per raccontare la nostra terra in modo originale, e mostrare anche i luoghi meno conosciuti.

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