Napoli ci ha rubato il cuore, e in soli due anni ci siamo tornati ben tre volte. Dopo le tappe in Puglia e Basilicata, eccoci in Campania. Città di sapori, di storie, di colori, ma anche di storia e architettura, Napoli mette d’accordo ogni tipo di turista e viaggiatore. Le sue mille facce e le sue innumerevoli anime forniscono la possibilità di scegliere come visitarla e cosa vedere, a seconda dei propri gusti e interessi.

Ma cosa bisogna assolutamente vedere a Napoli? Cosa non potete perdervi nella città partenopea? Ecco la nostra guida (più o meno concisa) per visitare Napoli in pochi giorni.

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Cenni storici

Secondo gli storici la fondazione di Neapolis risale al 21 dicembre 475 a.C., giorno del solstizio d’inverno. Questo perché gli antichi, in segno di buon auspicio, avevano l’usanza di porre la prima pietra di una nuova città sempre in concomitanza dei fenomeni astrali.

La sirena Partenope

La fondazione di Neapolis da parte dei greci, secondo la leggenda è legata alla Sirena Partenope, della quale narra Omero nel XII canto dell’Odissea. La storia racconta di tre sirene, Leucosia, Ligea e Partenope, che scelsero di morire per la delusione di non essere riuscite a fermare Ulisse, che resistette pur estasiato dal loro canto. Il corpo senza vita della sirena fu deposto dal mare sul lido dì Megaride, li dove oggi si trova Castel dell’Ovo. A Napoli Partenope era venerata come dea protettrice.

Magna Grecia e conquista bizantina

Fin dalla sua fondazione Napoli è stata attiva nei commerci, diventando una delle città più importanti della Magna Grecia. Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando però carattere e istituzioni greche fino alla conquista bizantina, tanto da poter essere definita «la metropoli dell’ellenismo d’occidente».

IL DUCATO DI NAPOLI

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini e rimase saldamente in mano all’impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive.

Il periodo Normanno Svevo e Angioino

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d’Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato. Napoli entrò a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia. Ciononostante la città si affermò come una grande piazza commerciale.

Federico II di Svevia a Napoli decise di istituire l’Università da cui trarre le magistrature per il governo del suo reame. Essa, il più antico istituto europeo del suo genere, fu concepita come scuola indipendente dal potere papale.

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d’Angiò. Sotto il suo regno furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani) e il passaggio dell’isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli. Napoli divenne uno dei più influenti centri culturali dell’Europa e del Mediterraneo.

Età moderna

Il sovrano Alfonso il Magnanimo la rese capitale del suo Impero mediterraneo. Il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell’Accademia Pontaniana.

A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d’Italia che stravolsero la geopolitica europea, Napoli perse la sua indipendenza. Nel 1503 passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato un periodo oscuro e di regresso.

Nel corso della guerra di successione spagnola l’Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Sotto il nuovo sovrano la città sancì definitivamente il suo ruolo di grande capitale europea. Nel 1806 fu conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e in seguito a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi nel 1860 e a seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al nascente Regno d’Italia.

Età Contemporanea

Lo smantellamento soprattutto delle precedenti strutture di governo seguito all’unificazione della penisola, unito al nuovo sistema fiscale e doganale nazionale ereditato da quello piemontese, determinò una profonda crisi sociale ed industriale.

In questo periodo furono demoliti numerosi fabbricati e monumenti, costruiti nuovi quartieri, edifici ed aperte le arterie di via Duomo, del Rettifilo, di via Francesco Caracciolo e viale Gramsci.

L’11 marzo 1918 nel corso del primo conflitto mondiale, pur trovandosi molto distante dalla zona di conflitto, la città fu bombardata da un dirigibile tedesco, causando 16 vittime tra la popolazione civile.

Mussolini riservò a Napoli il ruolo di città Porto dell’Impero coloniale italiano. Proprio per il suo ruolo Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti (circa 200). Dopo la resa del Regno d’Italia agli Alleati, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare nota come le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) che, coronata dal successo, diede impulso alla Resistenza italiana dei partigiani contro i nazifascisti.

Negli anni 50 la città, che andava riprendendosi lentamente dagli scempi del secondo conflitto, vide nascere un’attività cinematografica molto intensa, sia a livello nazionale che internazionale.

Il terremoto dell’Irpinia del 1980 fece sentire i suoi effetti anche a Napoli: nella zona orientale crollò un palazzo mal costruito causando la morte di 52 persone ed il settore turismo subì un’ulteriore flessione.

Le zone di Napoli da visitare

Ci sarebbero così tante cose da raccontare su Napoli e posti da segnalare che è stato necessario fare una cernita e racchiudere in questa guida i posti più importanti e quelli che ci hanno colpito maggiormente.

Lungomare di Napoli

Il Lungomare di Napoli è un percorso di circa 3 km che costeggia il mare e che parte da Santa Lucia, da via Nazario Sauro, e arriva fino a Mergellina, dove finisce via Caracciolo, costeggiando una delle “vedute” più belle del mondo, in grado di affascinare i turisti ma anche gli abitanti stessi che affollano la splendida promenade durante tutto l’anno.

Quartieri Spagnoli

I Quartieri Spagnoli sorgono nella parte storica della città di Napoli, costituiti, a loro volta, dai quartieri San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario. Si tratta di una delle zone più caratteristiche di Napoli, tra piccoli ristoranti, alimentari, fiorai e le bandierine colorate appese da un balcone all’altro.

La zona ha cominciato a conoscere una riabilitazione dal punto di vista turistico dopo l’apertura della stazione della metropolitana Toledo, proprio in prossimità dei Quartieri Spagnoli. Grazie alla particolare conformazione urbanistica, ai nuovi negozi e punti di ristorazione, ai piccoli mercati di pesce e ortofrutticoli e, in generale, al folklore che la zona conserva, i Quartieri Spagnoli sono non di rado punto ricercato dalle foto di curiosi e turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Via Toledo

Non possiamo quindi non parlare di Via Toledo, forse la strada più bella e ricca di negozi di Napoli. A pochi passi dai Quartieri Spagnoli, e dall’omonima stazione della metro, Via Toledo offre tante possibilità agli amanti dello shopping. Marchi nazionali e internazionali vantano prestigiosi negozi su questa via, dove, tra un acquisto e l’altro, potrete gustare un babbà o una pizza al portafoglio, fino a raggiungere Piazza del Plebiscito.

Spaccanapoli

La strada che letteralmente “spacca Napoli” attraversa più quartieri ed è una delle vie più importanti della città. La strada è chiamata Spaccanapoli in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità, la città antica tra il nord e il sud. Numerosi gli edifici di importanza storica e religiosa che si affacciano su di essa, come la chiesa del Gesù Nuovo, quella di Santa Chiara e quella San Domenico Maggiore.

San Gregorio Armeno

Non puoi affermare di essere stato a Napoli se non hai visitato San Gregorio Armeno e le sue botteghe artigiane di presepi. La tradizione presepiale di San Gregorio Armeno ha un’origine remota. Nella strada in epoca classica esisteva un tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. La nascita del presepe napoletano è naturalmente molto più tarda e risale alla fine del Settecento.

Oggi via San Gregorio Armeno è nota in tutto il mondo come il centro espositivo delle botteghe artigianali qui ubicate che ormai tutto l’anno realizzano statuine per i presepi, sia canoniche che originali. Le esposizioni vere e proprie cominciano nel periodo attorno alle festività natalizie, solitamente dagli inizi di novembre al 6 gennaio.

Napoli sotterranea

Il sottosuolo di Napoli è attraversato da una grande rete di cunicoli, gallerie, acquedotti e spazi scavati ed utilizzati dall’uomo durante la storia della città sin da diversi secoli avanti Cristo fino a pochi anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ed ancora oggi, almeno in parte, visitabili.

Diversi cunicoli sono noti oggi e visitabili da turisti e appassionati:

  • Cunicoli del centro storico (accesso in piazza san Gaetano)
  • Galleria Borbonica (accesso via Domenico Morelli)
  • Acquedotto rinascimentale e Rifugio Antiaereo di Palazzo Serra di Cassano (accesso Via Monte di Dio, 14 connesso alla Galleria Borbonica)
  • Acquedotto greco-romano (connesso dall’accesso di piazza san Gaetano)
  • Crypta Neapolitana (accesso da piazza Piedigrotta)
  • Ipogei ellenistici di Napoli (zone Sanità-Vergini-Foria)
  • Catacombe di Napoli (accessi vari)
  • Rifugio antiaereo di Sant’Anna di Palazzo (accesso da vico Sant’Anna di Palazzo)
  • Grotta di Cocceio (galleria scavata sotto il monte Grillo, Cuma)

Vesuvio

Napoli è anche il Vesuvio, che si trova in posizione dominante rispetto al suo Golfo. È uno dei due vulcani attivi, o meglio dire quiescente non eruttando da più di cinquant’anni, dell’Europa continentale nonché uno dei più studiati e pericolosi al mondo a causa dell’elevata popolazione delle zone circostanti e delle sue caratteristiche esplosive.

Il flusso di viaggiatori sul Vesuvio si registra già dal ‘600, perché considerato tra le tappe più “esotiche” del Gran Tour, affascinando gran parte degli stranieri che non avevano mai visto un vulcano. Ancora oggi l’escursione più richiesta dai turisti è il percorso verso il cratere che culmina con l’arrivo al Gran Cono. L’escursione non è particolarmente faticosa, è adatta a tutti e non richiede una specifica preparazione di trekking.
Il sentiero da percorrere ha una lunghezza complessiva di quasi 4 km tra andata e ritorno.

Via Alessandro Scarlatti

Non sarà una delle mete turistiche più ambite, ma è certamente una di quelle che ci è piaciuta di più. Dopo essere usciti dalla metro Vanvitelli, percorrete questa arteria dello shopping e le sue traverse, una zona pedonale tra alberi, negozi delle grandi marche e piccoli locali e ristorantini dove potrete assaggiare la cucina locale, ma non solo!

Monumenti e chiese da visitare a Napoli

Questo era solo un assaggio, adesso è il momento di elencarvi le piazze, i monumenti e le chiese che affascinano turisti e viaggiatori da ogni parte del mondo, perché Napoli è magia, una magia che ti ruba il cuore.

Piazza Garibaldi

Piazza Garibaldi è una delle piazze più importanti e affollate della città, in quanto dal 1866 si affaccia su di essa la stazione Napoli Centrale (terza in Italia per traffico passeggeri), nonché una stazione della linea 1, linea 2 e della Circumvesuviana.

Si tratta del primo approccio che si ha con la città di Napoli quando si arriva in autobus o in treno, e quindi uno dei posti più noti e fotografati. Al centro della piazza (oggi sul lato sinistro dopo il suo allargamento) fu inaugurata nel 1904 la statua di Giuseppe Garibaldi, opera di Cesare Zocchi. Oltre all’imponente stazione e alla galleria commerciale (di entrambe parleremo più avanti) è circondata da palazzi neoclassici liberty, molti dei quali sede di vari alberghi, bed and breakfast, ostelli e pensioni.

Un vero e proprio melting pot di stili ma anche di culture, date le tante attività (soprattutto enogastronomiche) che si alternano, italiane e multi etniche. Se arrivate a Piazza Garibaldi però c’è una cosa da fare prima di iniziare il tour di Napoli: gustare una riccia in una delle tante pasticcerie della zona.

Piazza del Plebiscito

Non ha bisogno di presentazioni, ma scopriamo qualcosa in più sulla piazza più importante di Napoli. Piazza del Plebiscito è posizionata al termine di via Toledo, non appena oltrepassata piazza Trieste e Trento.

Ubicata nel centro storico, tra il lungomare e via Toledo, con una superficie di circa 25000 metri quadrati, la piazza si presenta come una delle più grandi della città e d’Italia e per questo è quella più utilizzata per le grandi manifestazioni.

Al suo interno potremmo dire che ospita la Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, considerata uno dei più importanti esempi di architettura neoclassica in Italia. Così come il Palazzo della Prefettura, Palazzo Salerno e ovviamente il Palazzo Reale di Napoli.

Palazzo Reale di Napoli

Fu la residenza storica dei viceré spagnoli per oltre centocinquanta anni, della dinastia borbonica dal 1734 al 1861. Ceduto nel 1919 da Vittorio Emanuele III di Savoia al demanio statale, è adibito principalmente a polo museale, in particolare gli Appartamenti Reali, ed è sede della biblioteca nazionale.

La facciata è realizzata in mattoni di cotto rosato, piperno e pietra vulcanica dei Campi Flegrei e ha uno stile sia tardo rinascimentale che manieristico. Nelle nicchie sono deposte le statue dei principali regnanti di Napoli.

Teatro San Carlo

Il Real Teatro di San Carlo è un teatro lirico di Napoli, tra i più famosi e prestigiosi al mondo. Fondato nel 1737, è il teatro d’opera più antico d’Europa e del mondo ad essere tuttora attivo, primo teatro Italiano ad istituire una scuola per la danza.

Il Teatro San Carlo è stato inserito dall’UNESCO tra i monumenti considerati Patrimonio dell’Umanità, oltre ad essere classificato come teatro più bello del mondo.

Galleria Umberto I

Resterete con lo sguardo all’insù per tutto il tempo percorrendo la Galleria Umberto I. Si tratta di una galleria commerciale costruita a Napoli tra il 1887 e il 1890. È dedicata a Umberto I d’Italia, come omaggio al Re e in ricordo della sua generosa presenza durante l’epidemia di colera del 1884, che mostrò l’esigenza di un “Risanamento” della città.

L’interno della galleria è costituito da due strade che si incrociano ortogonalmente, coperte da una struttura in ferro e vetro. Le delimitano alcuni palazzi, quattro dei quali con accesso dall’ottagono centrale. La volta in vetro e ferro, progettata da Paolo Boubée, riesce ad armonizzarsi perfettamente con la struttura in muratura. Il gioco di luci e ombre fa il resto.

Cappella Sansevero e Cristo Velato

Il Cristo velato è una scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino, conservata nella cappella Sansevero di Napoli.

L’opera, realizzata nel 1753, è considerata uno dei maggiori capolavori scultorei mondiali. Ebbe tra i suoi estimatori Antonio Canova che, avendo tentato – senza successo – di acquistare l’opera, dichiarò che sarebbe stato disposto a dare dieci anni della propria vita pur di essere l’autore di un simile capolavoro.

La magistrale resa del velo, «fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori» (per usare le stesse parole del principe di Sansevero), ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda secondo cui il committente, il famoso scienziato e alchimista Raimondo di Sangro, avrebbe insegnato allo scultore la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo.

La cappella Sansevero è tra i più importanti musei di Napoli. Situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero.

Duomo di Napoli

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell’arcidiocesi della città di Napoli.

Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da portici, e ingloba a mo’ di cappelle laterali altri due edifici di culto: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d’Occidente e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.

Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro.

Murales di San Gennaro a Forcella

A pochi passi dal Duomo di Napoli e dal Museo del Tesoro di San Gennaro, che contiene il tesoro più ricco al mondo dopo quello della Corona Inglese, c’è un grande murale di Jorit raffigurante San Gennaro, il Santo Patrono di Napoli. Siamo nel quartiere di Forcella, non esattamente quello più gettonato dai turisti, ma durante il nostro vagare per la città siamo rimasti affascinati dal mastodontico murales raffigurante il Santo, in veste moderna e umile. Infatti l’autore, che si ispira a gente comune per le sue opere, ha raccontato di aver preso spunto dal volto di un suo amico meccanico per il murales alto 15 metri.

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Chiostro di Santa Chiara

Il Chiostro maiolicato di Santa Chiara è probabilmente la cosa più bella che vedrete in una struttura religiosa a Napoli. Il chiostro, parte del complesso monumentale di Santa Chiara insieme al monastero, è una vera perla da fotografare.  Il Vaccaro ha realizzato due viali che, incrociandosi, hanno diviso il giardino in quattro settori. Fiancheggiano i viali pilastri, a pianta ottagonale, rivestiti da maioliche con festoni vegetali. I pilastri maiolicati sono collegati tra loro da sedili sui quali, con la stessa tecnica, sono rappresentate scene tratte dalla vita quotidiana dell’epoca. Le pareti dei quattro lati del chiostro sono interamente coperte da affreschi seicenteschi raffiguranti Santi, allegorie e scene dell’Antico Testamento. All’interno della struttura si può inoltre ammirare un Museo che conserva alcuni tesori scampati al bombardamento del 1943, uno stabilimento termale romano del I sec d.C. e un tradizionale presepe con pastori del Settecento e dell’Ottocento.

Museo Archeologico di Napoli

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra i più antichi e importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo.

L’origine e la formazione delle collezioni sono legate alla figura di Carlo III di Borbone, sul trono del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua politica culturale.

Le collezioni del Museo, divenuto Nazionale nel 1860, sono andate arricchendosi con l’acquisizione di reperti provenienti dagli scavi nei siti della Campania e dell’Italia Meridionale e dal collezionismo privato. Il trasferimento della Pinacoteca a Capodimonte nel 1957 ne determina l’attuale fisionomia di Museo Archeologico.

Museo di Capodimonte

Il Museo nazionale di Capodimonte è un museo di Napoli, ubicato all’interno della reggia omonima, nella località di Capodimonte. Ospita gallerie di arte antica, una di arte contemporanea e un appartamento storico.

È stato ufficialmente inaugurato nel 1957, anche se le sale della reggia hanno ospitato opere d’arte già a partire dal 1758. Conserva prevalentemente pitture, distribuite largamente nelle due collezioni principali, ossia quella Farnese, di cui fanno parte alcuni grandi nomi della pittura italiana e internazionale (Raffaello, Tiziano, Parmigianino, Bruegel il Vecchio, El Greco, Ludovico Carracci, Guido Reni), e quella della Galleria Napoletana, che raccoglie opere provenienti da chiese della città e dei suoi dintorni. Importante anche la collezione di arte contemporanea, unica nel suo genere in Italia, in cui spicca Vesuvius di Andy Warhol.

Maschio Angioino

Castel Nuovo, chiamato anche Maschio Angioino, è uno storico castello medievale e rinascimentale, nonché uno dei simboli della città di Napoli.

Il castello domina la scenografica piazza Municipio ed è sede della Società napoletana di storia patria e del Comitato di Napoli dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, ospitato nei locali della SNSP. Nel complesso è situato anche il museo civico, cui appartengono la cappella palatina e i percorsi museali del primo e secondo piano. La Fondazione Valenzi vi ha la sua sede di rappresentanza, inaugurata il 15 novembre 2009 dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

La costruzione del suo nucleo antico – oggi in parte riemerso in seguito ad interventi di restauro ed esplorazione archeologica – si deve all’iniziativa di Carlo I d’Angiò, che nel 1266, sconfitti gli Svevi, salì al trono di Sicilia e stabilì il trasferimento della capitale da Palermo alla città partenopea.

Monastero e Chiostro di San Gregorio Armeno

Al Monastero di San Gregorio Armeno si accede attraverso 33 gradini di piperno (roccia magmatica presente nelle zone dove c’è stata attività vulcanica). Sui due lati dell’entrata si possono scorgere autentiche riggiole settecentesche smaltate con foglie gialle e verdi, mentre sulle pareti si ammirano affreschi di Giacomo del Po, che culminano sul portone d’ingresso, con quello di San Benedetto tra gli angeli. Dal vestibolo si viene introdotti nel chiostro, opera dell’architetto Vincenzo della Monica (anche autore del chiostro di San Marcellino). Accedendo al chiostro si può subito ammirare un superbo gruppo marmoreo raffigurante l’incontro di Cristo con la Samaritana al pozzo

Piazza Dante

Piazza Dante è una delle più importanti piazze di Napoli ed è situata nel centro storico cittadino. Costituisce l’inizio di via Toledo.

In origine era detta Largo del Mercatello, poiché vi si teneva, fin dal 1588, uno dei due mercati della città, differenziandosi con il diminutivo mercatello da quello più grande ed antico di piazza del Mercato.

Al centro della piazza si erge una grande statua di Dante Alighieri, opera degli scultori Tito Angelini e Tommaso Solari junior, inaugurata il 13 luglio 1871 (data dalla quale la piazza è intitolata al sommo poeta) e collocata su un basamento disegnato dall’ingegner Gherardo Rega. Oggi ai suoi lati, più defilate, ci sono le vetrate delle uscite della linea 1 della metropolitana. La piazza è stata ridisegnata e riarredata proprio in occasione dei lavori per la metropolitana, conclusi nel 2002. L’intero emiciclo è divenuto così area pedonale.

Dal 1843 la nicchia centrale costituisce l’ingresso al convitto dei gesuiti, divenuto nel 1861 Convitto nazionale Vittorio Emanuele II, ospitato nei locali dell’antico convento di San Sebastiano e di cui sono ancora visibili i due chiostri (la cupola della chiesa è crollata nel maggio 1941). Il più piccolo e antico è rara testimonianza della Napoli tra età romanica e gotica, il maggiore conserva la strutture cinquecentesche. Presso la piazza sono presenti quattro monumentali chiese: in senso antiorario da nord quella dell’Immacolata degli Operatori Sanitari, di Santa Maria di Caravaggio, di San Domenico Soriano e di San Michele a Port’Alba.

Tra piccoli bar e librerie Piazza Dante si presenta come una vera attrattiva per i turisti. O almeno per noi, che in ogni nostro viaggio a Napoli ci tuffiamo tra le bancarelle di libri nuovi o usati, di cartoline e antichi santini. Proseguendo sotto l’arco infatti trovate innumerevoli librerie, moderne e meno recenti.

Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore

Una delle tappe della Napoli sotterranea è il Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore, con la sua Neapolis Sotterrata. La visita vi porterà a percorrere un viaggio a ritroso nel tempo dal V secolo a.C. fino alla fine del XVIII secolo d.C. Il Complesso costituisce infatti una testimonianza storica stratificata, perfettamente conservata, di come Napoli si sia evoluta nel tempo, dalla sua Basilica al museo.

Fontana del Nettuno

La fontana del Nettuno (detta anche fontana Medina) è una fontana monumentale della città di Napoli, situata oggi a Piazza Municipio, dinanzi Palazzo San Giacomo.

Di forma circolare, la fontana è circondata da una balaustra con quattro gradinate diametralmente opposte, ornate da eleganti viticci a traforo su cui sono posti quattro leoni dai quali sgorga l’acqua, recanti tra le zampe lo scudo della città e del duca di Medina e di Carafa, frutti di un rimaneggiamento ed ampliamento ad opera di Cosimo Fanzago.

Due mostri marini versano l’acqua nella vasca centrale sottostante, adornata con delfini che cavalcano tritoni che a loro volta emettono acqua: una composizione dovuta alla mano di Pietro Bernini.

Al centro della fontana, su uno scoglio, due ninfe e due satiri reggono sulla testa una coppa sulla quale troneggia una statua di Nettuno con tridente, opera di Michelangelo Naccherino, dalla quale zampilla l’acqua.

Piazza Giovanni Bovio

Piazza Giovanni Bovio è una piazza di Napoli posizionata all’inizio di corso Umberto I, nel centro storico. Pur essendo stata intitolata al Bovio all’inizio del XX secolo, la piazza è conosciuta tra i napoletani con l’originario nome di piazza Borsa, così chiamata per via del monumentale palazzo della Borsa presente.

Il nome dell’odierna piazza è dovuto alla presenza del palazzo in cui ha vissuto Giovanni Bovio, filosofo e politico del Regno d’Italia nonché padre di Libero Bovio. Fino al 2000 era collocata qui la Fontana del Nettuno.

Nell’ambito dei lavori di riqualificazione della piazza, l’intervento più importante è stato la sistemazione, nel dicembre 2010, della statua di ottanta tonnellate di Vittorio Emanuele II. Assieme a quella di Partenope dinanzi al re e all’aquila in procinto di spiccare il volo alle spalle. Queste, sin dal 1897 (anno dell’inaugurazione del monumento) facevano bella mostra in piazza Municipio.

Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento

Castel Sant’Elmo è un castello medievale, adibito a museo, sito sulla collina del Vomero nei pressi di San Martino a Napoli. Il castello, oltre che del Museo del Novecento, è anche sede di varie mostre temporanee, fiere e manifestazioni.

Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella

La chiesa di Santa Maria Egiziaca a Forcella (o chiesa di Santa Maria Egiziaca all’Olmo) è una delle chiese monumentali di Napoli; è situata a ridosso del popolare quartiere di Forcella, affacciata sul Rettifilo (corso Umberto I) ed è considerata, per omogeneità di stile, uno degli esempi meglio riusciti dell’architettura barocca napoletana.

Le stazioni della metropolitana: le più belle da visitare

Se siete amanti dell’urbanistica e dell’arte moderna, Napoli vi offre una opportunità unica. Infatti le sue fermate della metropolitano differiscono tutte le une dalle altre. Alcune di esse sono dette Metro Art (Metro dell’Arte) / Le stazioni dell’arte. Scopriamo perché…

Garibaldi / Stazione centrale

La stazione Garibaldi, ovvero la centrale, porta la firma dell’architetto e urbanista francese Dominique Perrault, che ha dato vita a una grande struttura di “alberi” in acciaio che ripara la piazza ipogea.

La stazione è strutturata come un unico, luminoso ambiente attraversato dagli spettacolari incroci delle scale mobili “sospese” e la copertura in vetro trasparente consente alla luce naturale di arrivare fin quasi al piano banchina.

Gli interni, fortemente caratterizzati dalla scelta dell’acciaio, cui fa contrasto soltanto il colore brillante di alcuni dettagli in arancione, ospitano due grandi opere di Michelangelo Pistoletto. [fonte]

L’ampia galleria dello shopping, su due piani, offre servizi di ogni genere, dall’abbigliamento, alla gastronomia ai libri e dischi. Nella parte della stazione ferroviaria centrale troviamo anche una piccola fontana con la statua della sirena Partenope.

Università

La stazione Università offre una nuova esperienza sensoriale ed estetica, caratterizzata da volumi morbidi, da vivaci cromie fluo, da materiali innovativi. ll tocco inconfondibile è dell’architetto e designer Karim Rashid.

Per i giovani universitari e per tutti i viaggiatori l’architetto anglo-egiziano ha immaginato degli spazi “che incarnassero i saperi e i linguaggi della nuova era digitale, che trasmettessero le idee di comunicazione simultanea, d’innovazione e di mobilità proprie dell’attuale Terza Rivoluzione Tecnologica”.

I due colori dominanti, “pink” (rosa fucsia) e “lime” (giallo-verde acido) indicano rispettivamente la direzione verso la banchina per Piscinola e per Garibaldi.

Al di là dei tornelli, due grandi pilastri cilindrici, grazie al particolare modellato dei volumi, sono riconoscibili da qualsiasi punto di vista dei volti di profilo, metafora del dialogo e della comunicazione tra gli esseri umani. [fonte]

Toledo

Quella di Toledo viene considerata la stazione più bella al mondo. Il progetto dell’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca affida la comunicazione tra spazio esterno ed interno alle strutture-lucernario che, dalla strada, convogliano la luce solare negli ambienti sottostanti. Al primo piano interrato sono integrati nel progetto architettonico i resti della cinta muraria di età aragonese.

Nei rivestimenti di questo primo livello predomina il nero, allusione all’asfalto della città contemporanea, che esalta l’apparizione dei grandi mosaici di William Kentridge.

Scendendo ancora di livello, si passa ad un luminoso giallo che richiama i colori caldi della terra e del tufo partenopeo, fino ad arrivare alla quota 0, il livello del mare, segnalato dagli spettacolari mosaici di un azzurro che si fa sempre più intenso man mano che si procede in profondità. Si arriva così ad una monumentale sala sotterranea, in cui domina il fascino della bocca ovale del Crater de luz, un grande cono che attraversa in profondità tutti i livelli della stazione.

Anche la seconda uscita della stazione Toledo in largo Montecalvario è arricchita da opere d’arte di artisti di fama internazionale. Sulle pareti al di sopra della lunghissima scalinata che ci conduce verso i piani superiori sono installati i pannelli neri con caratteri tipografici in argento specchiante dell’artista statunitense Lawrence Weiner.

Per il piano atrio della stazione Francesco Clemente ha realizzato Engiadina, una spettacolare opera in mosaico e ceramica, lunga più di sedici metri, che raffigura un paesaggio alpino attraversato da una fascia in ceramica di colore “giallo Clemente”, sul cui sfondo sfila una corteo di oltre quaranta di figure femminili, ispirate ad antichissime immagini di danzatrici di età minoica rinvenute nell’isola di Creta. [fonte]

Museo

Costruita su progetto dell’architetto Gae Aulenti e inaugurata nell’aprile 2001, la stazione Museo si presenta come una sequenza di volumi essenziali di intonaco rosso e pietra vesuviana che raccordano i diversi livelli delle strade, richiamando, nei materiali e nei colori l’edificio del vicino Museo Archeologico Nazionale. Gli interni, come quelli della stazione Dante, sono caratterizzati dai rivestimenti in vetro bianco e dalle finiture in acciaio.

L’atrio della stazione ospita un calco in vetroresina, realizzato dall’Accademia di Belle Arti di Napoli, dell’Ercole Farnese, mentre nel vano di ingresso secondario, è collocato un calco in bronzo della monumentale Testa di cavallo detta “Carafa”.

Percorrendo i corridoi in direzione del Museo Archeologico Nazionale, le fotografie in bianco e nero di Mimmo Jodice anticipano il viaggio nel mondo antico con Anamnesi e con le serie degli Atleti e delle Danzatrici, opere in cui il maestro napoletano si confronta con le celebri sculture provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano e conservate nel vicino museo.

Nell’ingresso superiore è collocata la riproduzione in bronzo del Laocoonte, che la fonderia Storica Chiurazzi ha realizzato dall’antico calco in gesso conservato nella Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Alle spalle della scultura le grandi fotografie in bianco e nero di Mimmo Jodice ne riprendono, ingigantendoli, alcuni particolari e offrono nuove suggestioni alla lettura dell’opera.

Il corridoio di collegamento con il Museo Archeologico Nazionale ospita “Stazione Neapolis”, l’esposizione didattica dei reperti archeologici rinvenuti nel corso dei lavori di scavo per la realizzazione della Linea 1, in particolare delle stazioni Municipio, Toledo, Università e Duomo. [fonte]

Salvator Rosa

Senza dubbio la nostra preferita!

La stazione di Salvator Rosa, progettata dall’Atelier Mendini, è stata aperta al pubblico nell’aprile del 2001. La stazione nasce dalla stretta collaborazione tra architetti e artisti: le opere d’arte, all’interno e nell’ampio giardino terrazzato, dialogano con gli spazi architettonici e con le testimonianze del passato.

L’area circostante la stazione ha beneficiato di una profonda riqualificazione che ha riportato allo splendore i resti di un ponte romano e una graziosa cappella neoclassica e ha valorizzato i palazzi circostanti, trasformandoli in opere d’arte, grazie all’intervento di artisti come Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani.

I diversi livelli del parco sono collegati anche attraverso una lunga scala mobile esterna, che conduce al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. Un richiamo al gioco, con i loro vivacissimi colori, sono anche le sculture ludiche di Salvatore Paladino. Nello stesso piazzale, ma in posizione più appartata, si trova la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L’intero percorso esterno è punteggiato dalle opere di alcuni tra i protagonisti dell’arte contemporanea. [fonte]

Vanvitelli

Progettata dall’architetto Michele Capobianco e aperta al pubblico nel 1993, la stazione Vanvitelli tra il 2004 e il 2005 è stata interessata da un’operazione di restyling (a cura di Lorenzo e Michele Capobianco e con la consulenza artistica di Achille Bonito Oliva) che ne ha rinnovato gli ampi ambienti in modo da accogliere le opere di otto maestri dell’arte contemporanea.

Gli spazi architettonici degli interni sono definiti e resi più luminosi attraverso un uso attento e sapiente dei colori, dal blu al giallo, dal lilla alle diverse tonalità di grigio.

Nello scenografico atrio d’ingresso troviamo l’ironica installazione di Giulio Paolini, un grande masso che sembra infrangere il recinto trasparente nel quale è imprigionato. I due corridoi laterali ospitano da una parte la lunga striscia di Vettor Pisani, sintesi enigmatica e suggestiva di immagini di epoche e stili diversi, e dall’altra le fotografie delle architetture della città di Napoli di Gabriele Basilico e di Olivo Barbieri.

Sulla volta blu del piano inferiore si dispiega la spettacolare spirale in neon azzurro di Mario Merz.

Le “bocche di luce” di Gregorio Botta, collocate all’incrocio tra la direzione “Garibaldi” e quella “Piscinola”, valgono come “segnale di rallentamento” nel percorso della stazione, invitando a guardare all’interno degli otto cilindri. Al piano banchina, i due grandi mosaici di Isabella Ducrot richiamano l’attenzione del viaggiatore per la qualità cromatiche e sensoriali dei materiali prescelti.

Cosa mangiare a Napoli: pizza ma non solo!

Senza dubbio non potete andare via da Napoli senza aver mangiato la pizza margherita con la mozzarella di bufala e i cordoni belli gonfi. Ma no, non è l’unica cosa alla quale non saprete resistere.

Il babà è una cosa seria, ci insegna Marisa Laurito, per questo va mangiato a Napoli in tutte le sue forme e varianti. Oltre a quello tradizionale non perdete l’occasione di mangiare a cucchiaiate quello in bicchiere, con vari strati di crema e cioccolato.

La pizza la potete mangiare anche camminando per via Toledo e facendo shopping. Come? La pizza al portafoglio è la regina dello street food napoletano, e va rigorosamente gustata bollente! E la pizza fritta? Spesso ricoperta o ripiena di salumi e latticini tipici, potete gustarla tra le strade del centro.

La frittatina di pasta, simile ad un arancino ma con altri formati di pasta, è morbida dentro e super croccante fuori. Se siete amanti dei dolci invece puntate alla sfogliatelle ricce napoletane o alle graffe, ricoperte di zucchero e gustosissime ancora calde.

Se siete delle buone forchette sedete a un tavolo dei tanti locali del centro e gustatevi pasta con il ragù napoletano o due linguine allo scoglio, ma anche gnocchi alla sorrentina e pasta con la provola.

Ultimo consiglio. Avete mai assaggiato il cuoppo fritto misto alla napoletana? Ecco, noi ne siamo rimasti deliziati, è un cartoccio che può contenere mozzarelline fritte, crocché, verdure in pastella o fritte in purezza, fiori di zucca lisci o farciti con la ricotta, zeppole di pasta cresciuta, frittate di pasta “avanzata”.

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Gabriele e Pietro, sempre in giro per la Puglia (e non solo!), da collezionisti di Barbie ci siamo trasformati in travel blogger per raccontare la nostra terra in modo originale, e mostrare anche i luoghi meno conosciuti.

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